Visualizzazioni totali

venerdì 12 novembre 2010

Possiamo dire ancora che in Italia c'è la democrazia?

I giornali secondo Berlusconi non si dovrebbero leggere. Infatti sarebbe meglio non leggere quel che lui ha detto (se lo confermerà) dimissioni no, meglio la guerra civile.
Quando la gente è  arrabbiata non sa più cosa dice e in Italia cominciano ad esserci troppe persone arrabbiate, a partire dal Premier.
Poi è arrabbiata anche il Procuratore dei minori Anna Maria Fiorillo, e il Ministro degli interni Roberto Maroni che le ha sporto querela per diffamazione. E sono personaggi di non poco conto. E' arrabbiato anche L'onorevole Di Pietro che schierandosi con la Fiom crea le premesse di una sinistra non moderata che probabilmente spaccherà in due il PD dando forza al centro. Anche Casini è arrabbiato perché a suo tempo non era stato ascoltato e le cose stanno andando come aveva profetizzato. L'unico che non è arrabbiato è Bersani, perché è piuttosto la sua gente ad essere arrabbiata con lui. I tentativi di prendere contatto con i suoi elettori sono piuttosto tardivi e a rimboccarsi le maniche adesso si rischia di prendere il raffreddore. In questo contesto le elezioni anticipate che prima erano esorcizzate come Belzebù, ora sono evocate come l'unica possibilità di salvezza.
Lo scenario che si prospetta però non è veramente salvifico...L'assenteismo sarà più alto del 30%, ma quel che si prospetta è tutt'altro che un evento che dà respiro alla democrazia: la scelta non sarà fra due poli ma fra tre poli verosimilmente di pari forze. Potremmo classificarli come destra, sinistra e centro, anche se abbiamo sentito Casini dire giustamente che queste categorie di destra, sinistra e centro sono obsolete. Comunque, ammesso che ci siano tre gruppi che entrano in Parlamento e che uno dei tre prevalga di poco, quest'ultimo, con il premio di maggioranza, sarà in grado di governare.
In realtà però questa maggioranza, per ben che vada,  rappresenterà circa il 20% della popolazione, infatti il 33% del 70% dei votanti sarebbe il 23,10% che è puramente teorico, infatti gli assenteisti questa volta saranno di più del 30% e ci saranno varie formazioni politiche che andranno a erodere voti anche ai tre principali raggruppamenti.
Tutto sarebbe più lineare se il centro prendesse posizione con uno dei due poli, ma poichè non ci credono, non lo faranno. E allora il bipolarismo che sarebbe così auspicato dagli ammiratori di altre democrazie occidentali (anche da me), più mature della nostra, in Italia non è possibile. Ha ragione Casini, ma è lui comunque che dà ragione a se stesso. Infatti se non si ponesse come terzo polo, renderebbe possibile un bipolarismo democratico. Perché dovrebbe farlo? in fondo lui ha conservato lo scudo crociato della DC e non è fantascientifico che in fase di crak i cattoPD e la Lega potrebbero avere la maggioranza insieme all'UDC, mettendo nell'angolo finiani, PdL, e Di Pietro/Vendola. Ascoltando Radio Padania si può avvertire un gran malumore della gente verso Silvio Berlusconi, e i vertici della Lega dovranno prima o poi tenerne conto. Non ci sono ragioni ideali che tengono assieme PdL e Lega. Buona parte del popolo leghista auspica solo la secessione come la fine di tutti i problemi del nord e nonostante le apparenze mi pare che Bossi è il più moderato in questo percorso, mostrando anche un rispetto della tradizione cattolica che non può non far piacere all'Episcopato.
Dunque, comunque sia, chi vincerà le elezioni rappresenterà circa il 20% della popolazione, e gli altri non potranno che consumarsi a fuoco lento come è successo al PD in quest'ultima legislatura.
Questa nuova Repubblica "fai da te" non può funzionare in questo modo, con una legge elettorale che stritola un 80% della popolazione e dà il potere a chi può rappresentarne solo il 20%.
Evidentemente non siamo maturi per una repubblica presidenziale bipolarista, andando avanti così lo spettro della guerra civile evocato da Berlusconi diventa un rischio reale che potrebbe dividere la “Padania” dal resto dell'Italia.

Nessun commento:

Posta un commento