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venerdì 19 novembre 2010

C'era una volta Forza Italia



C’era una volta Forza Italia. Dopo lo sfascio derivato dal crollo di tutti i partiti della prima Repubblica a causa della cancrena messa allo scoperto da Manipulite, molti personaggi, vecchi e nuovi, desiderosi di  fondare un nuovo gruppo politico capace di restituire dignità alla Nazione e nuova forza all’Italia, si raggrupparono attorno a un imprenditore milanese che per aver costruito dal niente un impero economico finanziario di tutto riguardo già allora, prometteva di seguire le stesse linee di gestione imprenditoriale per l’Italia, tenendola lontana dagli intrighi politici che l’avevano fatta precipitare nel baratro dell’ingovernabilità.
Più che l’abilità imprenditoriale fu l’abilità di gestire i mezzi di comunicazione a dargli ragione e a fargli aumentare i consensi.
Nel 2008, dopo due anni di centro-sinistra condotto infelicemente da Romano Prodi, riuscì a raccogliere grandi numeri alle elezioni e a dimostrare grandi azioni di risolutezza in occasione del problema dell’immondizia di Napoli, nel problema della risoluzione della vertenza Alitalia e nel problema del terremoto dell’Aquila in cui sembrava brillare il suo geniale e tempestivo intervento, anche paterno, considerate le visite settimanali in quella città pesantemente martoriata dal sisma.
Tutti i mezzi di comunicazione hanno dato rilievo a queste azioni spettacolari. Purtroppo quello che sembrava un pregio nei primi tempi, si è trasformato in un grave difetto in questi ultimi due anni: la mancanza di abilità politica.
Ormai una buona squadra di governo e un’abbondante maggioranza alle Camere prometteva un’ottima attività legislativa, l’incapacità di stabilire un dialogo con gli avversari politici, anzi una tensione continua per abbattere l’opposizione, via i magistrati politicizzati, via i giornalisti bugiardi, via i comunisti dalla Rai, lo ha portato a perdere un sacco di tempo per difendere i propri interessi e per difendersi dai processi. Ben a ragione se consideriamo quanto emerge stasera dalla sentenza in appello nei confronti di Dell’Utri che fatalmente crea un quadretto a dir poco imbarazzante, di un Silvio Berlusconi che veniva protetto da Mangano, mentre dell’Utri  faceva da ponte tra lui e la mafia.
Naturalmente speriamo che tutto questo non sia vero e che la Corte di Cassazione smentisca sia i giudici ordinari che quelli della Corte di Appello di Palermo. Ma fino a quel punto possiamo capire le preoccupazioni del premier di doversi sottomettere al giudizio dei magistrati che, ricollegandosi al processo Dell’Utri potrebbero tritarlo.
Umanamente comprensibile, ma comprensibile anche il malcelato imbarazzo degli uomini di Forza Italia  che si attendevano una stagione di ottimi raccolti, specie dopo i successi delle ultime elezioni amministrative e invece si trovano a dover combattere i propri fratelli finiani  che loro non avrebbero mai espulsi se non lo avesse fatto il Capo, adirato per il controcanto di Fini.
Gli italiani hanno votato per il PDL e meriterebbero che questi potessero andare avanti con un nuovo governo, anche senza Berlusconi, con qualcuno che conservi gli ideali dei primi tempi, senza essere impicciato da mille problemi processuali. Insomma su oltre 600 parlamentari della maggioranza ce ne sarà uno capace di prendere in mano le redini della situazione (a parte la Carfagna che vuole dimettersi!) O NO?

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