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venerdì 26 novembre 2010

La contestazione della legge Gelmini



Sta dilagando la contestazione della riforma dell’Università a firma Gelmini. In molte città universitarie la protesta va avanti nella molteplicità degli attori, che sono studenti professori e ricercatori.
Come si poteva pensare che per fare una simile riforma, bastava che un ministro buttasse giù un testo, politicamente coerente con le linee governative e venisse metabolizzato senza problemi da tutti gli interessati? Riforme di così largo interesse vanno preparate democraticamente con la partecipazione delle parti in causa e non si fanno piovere così alla leggera.
Noto anche che nei telegiornali si abbina sempre anche la protesta degli universitari inglesi che si son visti triplicare le tasse universitarie.
Ma le due cose non si possono affiancare come simili. Una cosa è aumentare le tasse e non si può andare a chiedere se son contenti di pagare le tasse, non avrebbe senso. Nel nostro caso viceversa si parla di una cambiamento molto profondo dell’organizzazione universitaria che dovrebbe partire dalla base, salvo poi confrontare i risultati con le linee di governo. Soltanto allora si può sperare in una partecipazione che conduca a un dibattito più semplice alla Camera e a un’accettazione più condivisa da parte degli interessati.
La stessa cosa sarà per la Giustizia. Se si fanno piovere provvedimenti che i magistrati non possono contestare su un piano di  discussione preliminare, avremo anche i magistrati sui tetti, e anche là forse Bersani salirà per far sentire che la sinistra c’è.

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