Quando ancora non c’erano i mezzi di comunicazione di cui disponiamo oggi e si disponeva di radio, giornali, discorsi e scritte sui muri, colui che si era preposto a condottiero delle italiche sorti (Benito Mussolini), era riuscito nei primi anni del ventennio ad aumentare il consenso a dismisura, arrivando a livelli stratosferici nel 1936. L’illusione che l’Italia potesse diventare una grande nazione, anzi un grande impero, era riuscita a penetrare nella testa di moltissime persone e le minoranze messe fuori gioco, oppresse ed esiliate, non potevano dare un prezioso contributo alla visione serena di ciò che era possibile e di ciò che invece era il seme di una rovina collettiva.
Era vietato considerare le cose realisticamente, ciò era bollato come pessimismo e disfattismo.
Era di moda l’ottimismo e questo fu l’inizio di un percorso doloroso che ci avrebbe portato alla rovina.
Silvio Berlusconi non ha nulla a che fare con il dittatore di cui sopra, anche perché si muove in un ambiente democratico che, anche se gli sta un po’stretto, è l’habitat naturale del suo potere.
Il tratto in comune è la capacità di creare consenso. Che ci sia democrazia o dittatura, questa capacità è essenziale per incanalare potere e liberarsi dalle regole che imbrigliano cavallo e cavaliere. Oggi abbiamo mezzi di comunicazione che sono ben al di là della radio e delle scritte sui muri, ma non è tanto il fatto tecnico che si impone, quanto l’uso che viene fatto della comunicazione.
Oggi a nulla varrebbe ripetere slogan propagandistici attraverso una stazione televisiva monotona, che non fosse in grado di suscitare interesse nei telespettatori. Viceversa creare situazioni d’impatto sul pubblico che vengano recepiti dal mondo della comunicazione e mostrati da tutti i canali, anche da quelli sfavorevoli nei confronti dell’attuale governo, paga molto in termini di popolarità e quindi di consenso.
Una cosa assolutamente sciocca come la barzelletta con bestemmia finale alla veneta, raccontata da Silvio Berlusconi e ripresa da tutti i canali, nonché da internet, youtube ecc., è stata una delle grandi trovate del premier per far parlare di sé e quindi procurarsi consenso a basso prezzo. Certo, perché quanto più appare la sua faccia, quanto più si discute di lui, e quanto più una buona parte della popolazione si trova in sintonia con la sua banalità, tanto più aumenta il consenso. Un consenso ipnotico che non è un consenso democratico. L’urna elettorale però non fa distinzione fra i due tipi di consenso!
Ed è così che la democrazia potrebbe svuotarsi del suo significato più vero, essere strumento di governo del popolo e non di un uomo solo attorniato da guardie del corpo.
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