L’Aquila, non è un argomento elettorale, è solo un
imbarazzante “ peso morto” cui non dare “peso” nella competizione elettorale
nazionale.
Le erbacce crescono
sulle macerie a conferma che dopo le strumentalizzazioni di comodo arriva il
silenzio e come gli alberi secolari hanno avvolto i templi buddisti della
Cambogia, relegandoli a un secolare silenzio, altrettanto avverrà per una delle
più belle città d’arte italiane la cui ricostruzione non abbiamo il piacere di vedere delineata in
alcuna agenda politica. Ci sono i map di Berlusconi e tanto basta. La protezione civile, già interessantissimo
strumento per vuotare le casse dello Stato, non considererà un Grande Evento la
ricostruzione della città dell’Aquila, tanto i rubinetti sono chiusi , e chi
voleva approfittare delle disgrazie altrui , l’ha già fatto. E gli onesti
preferiscono girare la testa dall’altra
parte, e pensare ad essere eletti per rinnovare il gioco della
democrazia, che dovrebbe essere il sacrosanto diritto di tutti di decidere la
gestione del denaro di tutti e che invece diventerà ancora una volta, se
vogliamo mantenere una visione pessimistica delle cose, come ci insegna il
passato, il gioco del monopoli. Di chi
potremo fidarci?
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