Quando è stato mostrato a Bersani il video: l’Italia se ne
va a pezzi, accennando al fatto che molti capitali italiani investiti nelle
imprese vengono sostituiti da capitale straniero e ci sono molti di questi
investitori sul nostro territorio, ho avuto l’impressione che ci fosse un
imbarazzo di Bersani quando affermava che se non ci sono soldi in Italia per
investire, vanno bene anche gli investimenti stranieri, purché vengano
rispettate le regole.
Quest’ imbarazzo per me non è giustificato, anzi dovremmo
rendere più facile l’insediamento di imprese straniere sia con una più efficace
legge anti corruzione , sia con una semplificazione vera della burocrazia che
faciliterebbe sia investimenti di capitali stranieri in Italia , sia l’apertura
di nuove piccole attività da parte di risparmiatori italiani.
Un esempio sotto gli occhi di tutti è l’operazione Alitalia
compiuta quattro anni fa da Berlusconi che con il pallino di conservare
capitale italiano per la compagnia di bandiera ci ha fatto spendere tre
miliardi come contribuenti, ci ha fatto rinunciare all'offerta francese che
avrebbe portato ossigeno alla nostra economia e ci ha portato dopo quattro anni alla medesima
situazione di prima, aggravata dal fatto che quei tre miliardi oggi ci
servirebbero, magari per evitare l’aumento dell’IVA di un punto.
Quindi vedrei molto bene che il futuro governo facilitasse l’insediamento
di imprese straniere di qualunque provenienza, migliorando i servizi e
abbreviando le procedure nonché sveltendo i percorsi giudiziari per le
eventuali controversie civili e commerciali.
Uscire dalla crisi per l’Italia è possibile aumentando l’occupazione,
aumentando la produzione e le esportazioni, evitando comunque sgravi e
facilitazioni fiscali per le nuove imprese che alimenterebbero solo la
speculazione di società che smantellano tutto alla fine dei benefici (questa
esperienza l’abbiamo già fatta). Se l’Italia diventa un paese semplice e
affidabile questo è già un buon incentivo ad attirare capitale straniero.
E poi aumentare le tasse su una economia ridotta a pelle e
ossa significa continuare a diminuire il gettito fiscale, mentre un pil in
aumento consente un maggior gettito fiscale pur diminuendo le tasse e
migliorando i servizi.
Non mi lascerei affascinare da ipotetici e impossibili miracoli
italiani, ma dalla possibilità di riagganciare la nostra economia a una
crescita che ci consenta di partecipare
alla costruzione di una Europa politicamente unita e democratica.
Chi seguirà un programma di crescita nei fatti e non a
parole?
Nessun commento:
Posta un commento