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domenica 9 gennaio 2011

L'unità d'Italia dopo il federalismo?



Nel primo ottocento l’idea di unità d’Italia era un sogno un po’ fuori della realtà. Il popolo , quello vero, analfabeta, preoccupato del pane quotidiano più che di fumose teorie politiche, non era interessato. Sicuramente chi veniva a conoscenza degli eccidi di tanti mazziniani che si lasciavano affascinare da questo sogno scrollava la testa senza convinzione, senza pensare che qualche beneficio materiale potesse scaturire da una Italia rinominata tale e condotta da un unico potere.
L’idealismo di pochi si sposò con le mire espansionistiche del Regno di Sardegna e diede luogo all’occupazione di tutta la penisola. E di occupazione si trattò, specialmente per il sud che vivacchiava sotto il Regno borbonico, non bene, ma sempre meglio che sotto il Regno di Sardegna.
Da una sudditanza all’altra, ma gli errori del Piemonte furono notevoli. Applicare le loro stesse leggi fino in fondo allo stivale non fu molto delicato per quegli italiani che ancora non parlavano italiano e che si videro aumentare le tasse a sproposito senza avere nulla in cambio.
Quindi l’unificazione fu una manovra un po’ forzata e poté essere cementata solo con il sangue abbondantemente versato in due guerre mondiali.
L’idea di Cavour, come documentato da Arrigo Petacco in Il Regno del Nord, era di conquistare al Regno di Sardegna Lombardia e Veneto, strappandoli dal dominio austriaco. Per quanto riguarda il resto poteva esserci uno stato del Sud e uno del Centro. La federazione di questi tre stati sarebbe stata l’Italia e avrebbe avuto il Papa come garante dell’unità. Adesso l’ipotesi sembra stravagante, ma allora era tutto quanto si potesse immaginare realisticamente.
Sarebbe vano andare a pensare quali sarebbero state le sorti di una simile Italia nel corso dei due conflitti mondiali. E’ più semplice pensare che dal momento che bene o male questa unificazione c’è stata, è meglio tenercela e non disperderla al vento come vorrebbe una parte degli amici del nord. In fondo oggi è più importante unire che dividere. Un Europa unita è indispensabile per il futuro, per poter interloquire con Cina e Stati Uniti. E nell’ambito dei paesi europei è meglio essere una nazione che non due. Poi, quando l’Unione europea sarà abbastanza avanzata, non ci sarà bisogno di nazioni, ma solo di regioni non solo per quanto riguarda l’Italia ma anche gli altri paesi.
Dividersi oggi non conviene a nessuno. Il federalismo dovrebbe essere pensato unicamente come chiave migliorativa dell’organizzazione dello Stato Unitario.
E se proprio il nord vorrà completare l’operazione e definire lo stato della Padania, potrà solo osservare con meraviglia il rifiorire dell’Italia, fulcro di una Lega mediterranea che potrebbe comprendere tutti i paesi del nord Africa, con una moneta, non più l’euro, che potrebbe essere base di un nuovo equilibrio monetario. Fantasia? Certo. Ma piccoli passi casuali non si sa mai dove possano portare!

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