Chi ha seguito Exit ieri sera, non può non essere rimasto… turbato dalle cifre scaturite dall’esame dei finanziamenti dei partiti, che durano comunque cinque anni, anche se la legislatura dura meno di cinque anni e che nel caso dovessimo andare a nuove elezioni dovremmo pagare l’ultima rata del 2006, la terza del 2008 e la prima del 2011, nel caso ci fossero nuove elezioni il 27 marzo.
Quanto sopra unito agli stipendi dei parlamentari, a quelli delle regioni e delle province, alle spese di palazzo Chigi e a tante altre che sarebbe lungo enumerare, darebbero una somma enorme, superiore non solo a quella spesa in altri paesi europei, ma persino a quella spesa negli Stati Uniti, dove il numero di parlamentari è nettamente inferiore e le loro retribuzioni decisamente più basse.
Insomma la politica in Italia sembra essere un business molto promettente, più che un modo di servire il proprio paese. Credo che chiunque in Italia non faccia parte di quelli che traggono utili da questa situazione, vorrebbe un cambiamento e un adeguamento di queste uscite di denaro. Quindi una maggioranza certa e schiacciante. Non sufficiente però a scalfire l’escalation che, già molto significativa nel passato governo Prodi, si è dilatata ulteriormente con il governo Berlusconi.
Infatti se anche venisse presentato al Senato un disegno di legge firmato da 50.000 elettori, quali senatori lo prenderebbe in considerazione? Nessuno. Come potrà cambiare questa situazione? Non si vedono soluzioni.
E’ facile immaginare che tutto andrebbe meglio se si dimezzassero i parlamentari e venissero riveduti gli importi degli stipendi. Anzi sarebbe molto interessante parametrare i loro stipendi secondo le evoluzioni del Pil, perché se il Pil si riduce, sarebbe logico che si riducessero le retribuzioni di tutti loro, ma qualunque immaginazione rimane tale perché nessuno, salvo pochi originali, accetterebbe di vedersi decurtare le sue entrate. Secondo la Lega tutti i problemi, e probabilmente anche questo si risolvono con il Federalismo. La verità è che la spesa per le Regioni è aumentata enormemente, ma non vi è stato un risparmio corrispondente nella spesa per il Governo Centrale, e tantomeno nella spesa per le province. Perché a ogni ampliamento di poteri e quindi di spesa delle Regioni non corrisponde una riduzione di poteri e quindi di spesa per la parte che converge a Roma???
Nessun commento:
Posta un commento